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Gestione dell’emergenza: alcune buone norme per le categorie più a “rischio”

gestione emergenza

Si potrebbe dire resilienza. Si potrebbe e si dovrebbe. Perché per gestire l’emergenza e reagire alla crisi coronavirus servono tempra, spirito di adattamento e la giusta dose di elasticità mentale.

Tre esempi di buona gestione dell’emergenza

Inutile nascondersi: il periodo è duro tra un presente complesso e un futuro enigmatico. Per le aziende ciò può, tuttavia, essere anche un’opportunità. Vi proponiamo tre esempi virtuosi di altrettanti settori particolarmente “a rischio” nella crisi coronavirus: turismo, arte/cultura, sport. 

Turismo

Iniziamo dal turismo, settore fermo e tra i più colpiti. Secondo Cerved, le imprese italiane della filiera potrebbero perdere tra i 33 e i 73 miliardi di fatturato nel 2020/2021.
In attesa di capire come ripartire (nel vero senso del termine), cosa fare in questa fase di stop forzato? La risposta passa anche dalla comunicazione. 

Un buon esempio  arriva dall’Emilia Romagna. La regione, tra le prime a essere colpite dall’epidemia, propone un percorso virtuale tra musei, paesaggio e grandi personalità del passato. Insomma, si viaggia ma stando a casa.

Si tratta di un ricco cartellone che invoglia a visitare la regione: ora da remoto oppure in loco a quarantena finita. Punto di riferimento è Travel Emilia Romagna, il blog ufficiale dell’Azienda di Promozione Turistica regionale.

Arte e cultura
Chiusi cinema, teatri, musei e luoghi d’arte, anche il mondo della cultura fa i conti con l’emergenza coronavirus.

Tra gli strumenti anti crisi, accanto a video, mappe interattive e realtà virtuale, spunta il podcast, in ascesa anche in Italia.

Non a caso, l’arte è nella top 5 delle categorie in ascesa negli ultimi mesi: a dirlo una ricerca di Voxnest Audience Network.

Sport

Infine lo sport. Qui si punta molto sul digitale, con e-Sport e social network in pole-position per contrastare un inedito vuoto, tra campionati fermi e tornei rinviati.

La Formula Uno, con Virtual Grand Prix, “recupera” i Gp cancellati. In griglia ci sono comuni giocatori, ma anche piloti di ieri e di oggi. Un bel modo anche per ridurre le distanze (acuite nel tempo) con la propria fanbase.

Un esempio virtuoso arriva anche dal calcio di casa nostra. Le tinte sono quelle nerazzurre dell’Inter. Tra le tante iniziative c’è Guess Who. Un quiz su Facebook, Twitter e Instagram per indovinare i giocatori del passato tramite emoji.
Engagement a tutto tondo e valorizzazione dell’intero gruppo gli ingredienti nella ricetta della Beneamata. Per dare risalto anche a protagonisti non sempre sotto i riflettori. Per esempio, i giovani della Primavera o le calciatrici dell’Inter Women.

Dalla comunicazione strumenti e buone prassi per governare la nave nella tempesta

Blog, podcast, social network e nuove tecnologie. Anche per i settori più “a rischio” insomma la gestione dell’emergenza è un’occasione per sperimentare e provare a migliorarsi. Discorso che vale per le aziende, ma anche per le pubbliche amministrazioni e il mondo del no profit.

Ci sono alcune cose che è meglio lasciar perdere in caso di crisi:

  • Farsi prendere dalla frenesia;
  • Rimanere in balia delle onde e aspettare che la tempesta passi;
  • Cedere alle lusinghe del “copia e incolla”: la strategia vincente per un’azienda non è detto che vada bene anche per voi;
  • Dire “Abbiamo sempre fatto così”.

 

Altre che invece costituiscono delle buone basi per la gestione dell’emergenza:

  • Elaborare una strategia adeguata;
  • Approfondire e sfruttare le opportunità offerte dal digitale;
  • Usare il tempo in più a disposizione per dare valore ai propri progetti;
  • Lavorare sulla propria unicità.

 

Ogni azienda racchiude in sé un mondo di notizie interessanti per il proprio pubblico: raccontarle e farle viaggiare per raggiungere tutte le destinazioni è d’obbligo anche in questi momenti. Soprattutto in questi momenti. Non solo per stare a galla, ma per navigare col vento in poppa. La tempesta finirà presto.

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